Oggi si parla spesso di crisi di valori, intendendo con questo una graduale, ma inarrestabile liquefazione di quegli obiettivi “alti” e di quelle modalità di comportamento “sane” che dovrebbero farci sentire più uniti, pur nel rispetto delle individualità e più forti, pur nel rispetto delle diversità.
Dilagano invece purtroppo disvalori, quasi tutti centrati sull’invito all’eccesso. Non si permette all’emotività e all’empatia, le chiavi della crescita di ogni comunità e di ogni società, di esprimersi, lasciando spazio soltanto alla dismisura, al fare maniacale, alla cultura della performance che inevitabilmente restringe i limiti dell’essere e della soggettività, soprattutto tra le giovani generazioni.
I Beni Promossi dal Mercato Non Siano il Loro Valore Principale
Occorre perciò aiutare i ragazzi a liberarsi, almeno per quanto è possibile, dall’etichetta claustrofobica di “voraci agenti di consumo” e ad emanciparsi da tutte quelle inutili, effimere e costose “stampelle esistenziali” promosse dal mercato.
Non che i vostri figli debbano diventare degli asceti o dei fieri monaci tibetani: certo che devono possedere cellulare e computer (alla giusta età ovviamente)!
Certo che con un capo firmato sono più contenti e che, se potete, va loro comprato o regalato con tranquillità! È importante però che quei beni, per quanto accattivanti, attraenti e molto belli, non diventino il “valore” principale.
Tutta qui la vostra battaglia.
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