Di fronte alla rabbia dei nostri figli, spesso si finisce per cedere ad ogni loro angheria. I genitori immaginano scenari drammatici qualora si consigli loro di imporsi con autorevolezza. Come è giusto reagire?
Non sempre mamma e papà sono disposti ad accettare l’autonomia del figlio. Spesso i loro interventi creano ansie troppo forti nel piccolo che può reagire rinunciando all’autonomia, a mettere alla prova le proprie capacità e al piacere di esplorare il mondo.
Silenzio protratto, critiche continue, commenti umilianti, ecc: sono diversi i modi per indurre vergogna. Quali le conseguenze sulle condotte e sulla psiche dei ragazzi?
Si tratta di competenze poco tecniche e richiedono di essere affinate e collaudate attraverso confronti, collaborazioni e formazione di un certo livello.
Quando c’è un rapporto conflittuale tra la scuola e la famiglia il bambino sviluppa un atteggiamento “onnipotente”. Egli metterà in moto un braccio di ferro con la propria famiglia e con gli insegnanti.
Una relazione educativa senza contenimento e autorevolezza è destinata a sicuro fallimento e a produrre danni. Meno i bambini sono contenuti, più tendono a diventare ingestibili.
I giovani si ammalano di dipendenza perché hanno paura. Ed hanno paura perché i grandi non insegnano più loro il coraggio, la capacità di desiderare, di progettare, di affrontare, di costruire.
Durante la crescita, fino a circa 20 anni, le vie ed i centri nervosi del cervello subiscono una notevole trasformazione. Gli impulsi sono prevalentemente innati, ma i freni inibitori si acquisiscono con l’educazione.
Per alleviare ogni incombenza ai figli i genitori attuano, con frequenza, la tecnica dell’esonero. Questa attitudine trasforma i figli in perfetti “imbranati”, incapaci di gestirsi e di agire sulla realtà, sempre più esigenti ed arrabbiati.