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State Con i Vostri Figli! (Quell’Insostenibile Pesantezza del Non Essere)

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Ulisse Mariani

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Riassunto:

La caduta della genitorialità con il conseguente dilagare del permissivismo nelle famiglie, il mancato rinforzo del talento e del merito nei giovani da parte degli adulti e delle istituzioni sono le cause principali del vuoto e del nichilismo delle nuove generazioni.


Nella storia delle civiltà non si ravvisa un periodo nel quale l’attenzione e la considerazione per l’infanzia e l’adolescenza siano state particolarmente alte.

L’Adolescenza È una Recente “Scoperta”

D’altra parte l’adolescenza, almeno fino al secolo scorso, si è prevalentemente caratterizzata come un passaggio, contenuto nel tempo, dall’essere bambino all’essere adulto. Tale passaggio è sempre durato molto poco (in alcune tribù indiane del Nord America addirittura un solo giorno: i bambini, dopo aver superato una prova cruenta, diventavano guerrieri) e l’adolescenza si è per lo più rivelata prevalentemente come un evento piuttosto che una fase del ciclo della vita.

Negli ultimi decenni l’adolescenza si è invece imposta all’esistenza della maggior parte delle persone come una fase nuova, peculiare, praticamente inedita.

Oltre all’infanzia, all’età adulta e alla vecchiaia, si è così strutturata un’ulteriore fase della vita con caratteristiche proprie, problematiche specifiche e tempi di durata anche molto dilatati, a volte anche più di quelli dell’infanzia.

Che l’adolescenza sia un fenomeno degli ultimi decenni lo confermano anche molti luoghi comuni: se la vecchiaia è la “terza età”, quella fase dell’esistenza che segue l’infanzia e l’età adulta, l’adolescenza dove la collochiamo? Che età è? Dove li collochiamo gli adolescenti?

Gli Adulti non Sanno Dare Prospettive e Punti Fermi ai Propri Figli

Al di là dei luoghi comuni e dei giochi di parole, l’adolescenza è senz’altro un artefatto recente e come tale la nostra cultura non è ancora riuscita ad elaborare atteggiamenti efficaci di accompagnamento ed investimenti adeguati.

In meno di cento anni si è passati dal bambino – operaio – contadino al ragazzino, di pari età, griffato, scolarizzato, protetto, integrato e socializzato.

Accanto a questi innegabili miglioramenti tuttavia la società degli adulti non è riuscita contemporaneamente a dare ai propri figli prospettive e punti fermi:

  • le prospettive si riferiscono a cosa faranno i giovani quando saranno grandi;
  • i punti fermi si riferiscono invece alla stabilità affettiva, al contenimento, alla disponibilità, alla complicità, all’opportunità di costruire legami significativi con le figure adulte di riferimento.

L’accelerazione tecnologica, i nuovi rapporti economici e di lavoro, i convulsi ed imposti ritmi di vita spingono quote crescenti di genitori a relegare ai margini del tempo e dello spazio i figli, provocando in loro, di fatto, scontento diffuso e, a volte, disagio, disadattamento, rabbia, depressione, addirittura devianza.

Manca il Tempo e la Condivisione con gli Adulti: Droghe e Dipendenze Come Strategie Lenitive dei Giovani

Tra la drastica contrazione del tempo da dedicare ai bambini e ai giovanissimi, la mancanza di relazione e sintonia, ed il prolungamento “ad libitum” dell’adolescenza si sono strutturati negli ultimi decenni, infatti, comportamenti giovanili disadattati, fenomeni caratteristici, patologie e disagi inediti.

Questi si riferiscono prevalentemente a forme di dipendenza patologica: droga, alcool, bulimia, anoressia, Internet, videogiochi, azzardo rappresentano le manifestazioni più ricorrenti di fronte alle quali i genitori si disorientano e mostrano tutta la loro impotenza. Un’impotenza sovente coperta da ulteriori errati atteggiamenti pedagogici e preventivi.

Le Attività dei Nostri Figli Non Riempiono il Loro Vuoto e la Loro Solitudine

Il più frequente è rappresentato dalla convinzione che bambini e ragazzini, affinché crescano sani e lontani dai pericoli, devono svolgere attività, qualunque esse siano.

Si assiste pertanto alla rigida programmazione del tempo dei figli: prima a scuola, poi vengono accompagnati a scuola calcio e di seguito in piscina per il corso di nuoto, in palestra, a danza, a lezione di violino o a karatè per poi posizionarli, di sera. davanti al computer, affinché diano possibilità ai genitori di vedere il telegiornale o di prendere fiato dopo aver trascorso un’intensissima e faticosa giornata a lavorare.

E i figli? Sempre più soli, sempre più disattesi nei loro bisogni di vicinanza e intimità.

Imparare a Leggere e Gestire le Emozioni per Superare Ogni Paura

In questa dimensione temporale rigidamente programmata, ma vuota di relazioni, i figli tentano di farsi largo da soli come possono. Spesso ci riescono; molte volte si imbattono in tante difficoltà; qualche volta si spaventano, hanno paura ed allora urlano con tutto il fiato che hanno in gola per chiedere aiuto.

Si spaventano ed hanno paura perché si sentono soli, perché non riescono a tollerare le proprie pulsioni, perché non sanno leggere ed utilizzare le proprie emozioni che spingono dall’interno.

Perché il timore di non farcela (ad amare, a crescere, ad essere autonomi, ad essere all’altezza) genera loro angoscia: una insostenibile pesantezza di “non essere” che tentano di lenire a tutti i costi.

Attuare Programmi di Educazione alle Emozioni nelle Scuole

Attuare programmi di educazione alle emozioni nelle scuole significa insegnare agli allievi, dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado, a identificare e gestire il proprio mondo emozionale, in quanto si ritiene tale competenza il più potente fattore di protezione circa lo sviluppo di disagio in generale e di dipendenze patologiche in particolare in età adolescenziale.

Tale competenza può essere insegnata e favorita tramite un insieme di tecniche, strategie ed unità didattiche di graduale alfabetizzazione alle emozioni. Tali tecniche possono essere utilizzate dagli insegnanti dopo un’articolata formazione teorica e pratica. Devono essere utilizzate in base all’età degli alunni e agli obiettivi specifici che si vuole raggiungere.

Queste tecniche, già sperimentate in molte realtà scolastiche italiane, il cui programma complessivo viene oggi denominato “Didattica delle Emozioni®”, non sono interventi miracolosi e non presuppongono neanche il raggiungimento di obiettivi immediati. Consistono prevalentemente nel favorire un costante allenamento alla migliore decodifica ed alla più opportuna modulazione delle proprie sensazioni, dei propri stati d’animo e delle proprie emozioni.

L’obiettivo ultimo che si vuole perseguire consiste nel rendere i bambini e i giovanissimi capaci di utilizzare le proprie “droghe interne” (emozioni) senza spaventarsi, ma avvalendosene per il migliore adattamento all’ambiente.

Se si riuscisse ad allenare i soggetti in età evolutiva, a prendere contatto con la propria dimensione più profonda, a scuola ed in famiglia, questi avrebbero più opportunità di costruire rapporti significativi, di essere più autonomi e di sviluppare un’autostima così da evitare il più possibile disagi e pericoli.

Oggi queste teorie e questi interventi sono supportati da ricerche e nuove scoperte nell’ambito della neurofisiologia e della neurobiologia, culminate qualche anno fa con la scoperta dei neuroni specchio, vere e proprie antenne dei bambini, in grado di sintonizzarsi e interfacciarsi con le intenzioni, le emozioni e gli stati d’animo degli adulti affettivamente significativi.

La Didattica delle Emozioni®: un Format Educativo Validato Scientificamente

Un particolare ed innovativo studio, il primo al mondo in questo ambito, svolto in collaborazione con l’Ateneo S. Raffaele di Milano, l’Università de L’Aquila, l’Università Federico II di Napoli e il Centro Internazionale di Biotecnologie Avanzate di Napoli su un campione di alunni delle scuole primarie di Viterbo, ha dimostrato, con chiare evidenze scientifiche, che il Metodo della Didattica delle emozioni® apporta una diminuzione dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress ed inoltre:

  • aumenta le competenze emotive ed empatiche negli alunni, promuovendo benessere in classe;
  • migliora il rendimento degli alunni;
  • previene il consumo di droghe, fenomeni di bullismo, forme di disagio come le dipendenze patologiche e altre condotte disadattate;
  • contrasta l’aggressività e la dispersione scolastica;
  • aumenta le difese immunitarie dei bambini;
  • sviluppa i neuroni specchio ed in generale i nuclei nervosi del cervello, affinché possano accrescersi nel miglior modo.