Ascolta la puntata > Rai Radio 1: “Formato Famiglia” del 19/03/2024
La dott.ssa Rosanna Schiralli interviene nella quinta puntata di un’interessante rubrica dedicata all’educazione emotiva, in onda il martedì, ogni quindici giorni, durante la trasmissione radiofonica Formato famiglia condotta da Diana Alessandrini. Si tratta di una sorta di corso radiofonico per genitori, docenti ed educatori, un’importante opportunità per capire il grande valore dell’educazione emotiva.
Si alternano negli interventi la dott.ssa Rosanna Schiralli e il dott. Ulisse Mariani, psicologi, psicoterapeuti, formatori ed ideatori del Metodo della Didattica delle Emozioni®, un Metodo® nato da 20 anni di studi e di esperienze dirette nella cura dei disagi dei bambini, degli adolescenti e dei giovani.
In questa puntata, la quinta, Rosanna Schiralli si rivolge in modo particolare a genitori ed educatori, spiegando come gestire i comportamenti rabbiosi dei bambini ed i loro capricci.
Reazioni Abnormi? I Bambini Non Tollerano Più le Frustrazioni!
All’inizio dell’intervista la dottoressa fa notare che le crisi di rabbia, i comportamenti rabbiosi, i capricci sono molto aumentati perché i bambini non sono più abituati a ricevere dei no e ad avere dei limiti, dei confini. Ciò li porta a non tollerare la frustrazione quando invece un “No” è proprio necessario. “Per questo motivo – ribadisce – essi hanno reazioni disregolate, cioè non hanno una rabbia normale, adeguata rispetto allo stimolo, ma reazioni abnormi che possono sembrare incomprensibili. Ad esempio, si buttano per terra, urlano, strillano, lanciano cose ovunque si trovino di fronte ad un divieto dei genitori.
Cosa Fare di Fronte al Comportamento Rabbioso di un Bambino?
La rabbia è un’emozione normale, e si può governare, fronteggiare, comprendere. Ma il genitore cosa deve fare di fronte ad un comportamento rabbioso causato da un “No”? Rosanna Schiralli ribadisce che prima di tutto non bisognerebbe arrivare a quegli estremi. Se, però, ci si trova ormai di fronte a questo tipo di reazioni, occorre seguire queste regole:
- Non arrabbiarsi mai sopra la rabbia del bambino. Ciò, infatti, causa solamente un ulteriore aumento della rabbia stessa. La dott. Schiralli spiega che, quando si scatena la rabbia, nel cervello del bambino avviene una piena di sostanze, di ormoni dello stress, di neurotrasmettitori dello stress, come il cortisolo, l’adrenalina. Si tratta di sostanze dell’ansia che cominciano ad essere prodotte in maniera abnorme. Per cui, se il genitore si arrabbia, anziché frenare o contenere questa piena, causa altresì un allagamento, e la piena non rientrerà mai. Quindi che cosa deve fare l’adulto?
- Rispecchiare la rabbia del bambino. Cosa significa? Non significa assecondare. “Se il bambino non è proprio arrabbiatissimo – ribadisce Rosanna Schiralli – e non mi impedisce di parlare, devo dire: <<Io lo vedo che sei tanto arrabbiato, lo capisco, lo vedo che stai soffrendo perché vorresti molto, ad esempio, questo giocattolo>>. Ciò serve a far sentire al bambino che io genitore sento ciò che lui sta sentendo, cioè la rabbia, e che mi dispiace, ma non sono preoccupato, né allarmato, né impaurito. Bisogna mettere quindi un confine fermo e pacato“.
- Non bisogna lasciarlo solo né allontanarlo. Contenere, quindi frenare e modulare la rabbia del bambino: se egli lo permette, abbracciarlo forte, farlo mettere sulle proprie gambe, ma se il bambino non vuole, non bisogna insistere.
- Stare con lui ed aspettare, senza parlare troppo né spiegare ulteriormente.
Ripetere questo schema tutte le volte che il bambino ha comportamenti rabbiosi, porterà giovamento nel tempo. Egli imparerà pian piano che può sentire la rabbia, ma che lui non è la rabbia, che non è cattivo, ma sta solo provando questa emozione, questi pensieri cattivi, ed è tutto normale.
Nello stesso tempo, percepisce che il genitore non è così fragile da avere paura di accogliere il suo dolore, il suo capriccio o le sue minacce (non ti voglio più bene!). L’atteggiamento dell’educatore è molto importante per il bambino: è l’adulto che, con il suo atteggiamento, fa da coregolatore. La dott.ssa Schiralli conclude: “È come se il genitore prestasse i suoi freni al cervello del bambino. Ed è così che pian piano questi imparerà a costruirsi i suoi freni!”
Le Manifestazioni di Rabbia in un Bambino Possono Avere un Altro Significato?
“Assolutamente Sì. – risponde la dott.ssa Schiralli – Se le manifestazioni di rabbia si palesano improvvisamente in un bambino che non le ha mai provate e sono persistenti, hanno un altro significato. Il linguaggio dei bambini circa la sofferenza che provano è diverso da quello dell’adulto. Quindi, in questo caso, dobbiamo cercare qualcuno che ci aiuti a tradurre quello che il bambino sta dicendo iterando dei comportamenti rabbiosi”.
Ascolta la quinta puntata della rubrica radiofonica sull’educazione emotiva. Ospite: la dott.ssa Rosanna Schiralli> Rai Radio 1: “Formato famiglia” del 19/03/2024