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Pillole: l’Importanza della Risposta Giusta

Foto di Rosanna Schiralli, psicologa, psicoterapeuta, autrice, formatrice, ricercatrice
Rosanna Schiralli
L'importanza della risposta giusta

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La risposta giusta: qual è? E perché è importante imparare a darla?
Prima di tutto, è fondamentale capire cosa chiedono di preciso i bambini. Cosa percepiscono circa le risposte profuse dai genitori? Dopo la scoperta dei neuroni specchio sembra non ci siano più dubbi: i sistemi di attaccamento che si attivano per richiedere a mamma e papà protezione, sostentamento e vicinanza si consolidano e si trasformano gradualmente in comportamenti più attivi e più autonomi allorché arrivano le giuste risposte.

Cosa si Intende per “Risposta Giusta”?

Le “giuste risposte” consistono in quelle provvidenze offerte dai genitori per ridurre ad un livello accettabile la tensione psicofisica prodotta da qualche stimolo: la fame, il dolore di una colica, la sensazione di caldo eccessivo, ecc …. I bambini chiedono quindi, con i mezzi a loro disposizione, di essere nutriti, di essere aiutati ad affrontare il dolore, di essere protetti da spiacevoli agenti esterni (il caldo, il freddo, il rumore), di essere semplicemente con … qualcuno.

La qualità della connessione stabilita tra richieste e risposte (caratterizzate da prontezza, pertinenza e chiarezza) definisce la qualità del legame che condizionerà gran parte della vita futura del bambino.

Come Dare la Risposta Giusta? Decodificando la Richiesta

Il pianto si rivela il primo comportamento dei piccoli per segnalare una richiesta. Non deve essere vissuto però come un segnale di angoscia da evitare e azzittire a tutti i costi (“Oddio! Cosa avrà il nostro bambino? Perché piange di continuo?”), ma come una richiesta da decodificare e da evadere con la più opportuna risposta. Eppure una notevole quantità di genitori sono più concentrati a consolare il figlio, pensando che soffra le pene dell’inferno, piuttosto che a decodificare quel segnale (il pianto) per sapere di cosa ha davvero bisogno, aiutandolo di conseguenza.

Si entra spesso in un curioso circolo vizioso in cui, mentre il bambino tenta di segnalare con il pianto che, per esempio, ha sonno, i genitori sono tutti intenti a strapazzarlo nel tentativo di distrarlo e calmarlo. Avete mai pensato a come potreste sentirvi quando avete sonno perché stanchi e invece qualcuno tenta di interagire in qualsiasi modo con voi, scuotendovi e cercando di stimolarvi ad intraprendere qualche attività?

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