Cosa succede dentro la mente del giovane killer? Tutti noi ci chiediamo cosa possa accadere nel cervello di un ragazzo quando uccide. Quando all’improvviso stermina la famiglia. Quando con efferatezza uccide la propria compagna. Quando con altrettanta efferatezza nel giardino di casa sotterra due bambini e se ne va poi in vacanza negli Stati Uniti. Quando frantuma le mani di una ragazzina ancora appesa alla ringhiera del balcone per farla cadere.
Nessuno di preciso può comprendere come sia possibile mettere in atto questi agiti, soprattutto quando i killer sono giovani e giovanissimi. Quali le ragioni, quali i meccanismi?
In Preda alla Spinta delle Sole Pulsioni
In realtà, più che a ragioni, potremmo pensare a processi di sviluppo distorti che portano ad un funzionamento del cervello particolare. Qualora nel corso dello sviluppo il cervello umano non venga educato ed allenato alla trasformazione della pulsione in emozione, questo può rimanere in preda alla spinta delle sole pulsioni che non ammettono né deroghe né cambiamenti.
L’energia motoria della pulsione, esclusa dal controllo dell’emozione e quindi della frustrazione, della paura, della vergogna, può collassare, quasi deflagrando, in un agito al tempo stesso terrificante quanto semplice. “Lei mi ha detto no e io la sopprimo”; “avere figli mi disturba e io li cancello”; “lei mi ha fatto arrabbiare e io la butto dal balcone”.
Non una premeditazione, ma, appunto, il collasso di una mediazione. Una “semplice” difficoltà non solo a sentire quello che l’Altro dovrebbe sentire, ma anche ad immaginare il dolore di un bambino appena nato o le conseguenze, tant’è che subito dopo si esce con gli amici e si va in vacanza.
La famiglia mi dà fastidio, mi limita ed io la cancello.
Un Processo di Non Sviluppo
Dentro la mente del giovane killer si fondono e si confondono ingredienti malefici: assenza di empatia, incapacità di reggere le frustrazioni, solitudine, agiti liberatori.
Talvolta questi ingredienti possono convergere in una sola mente, per favorire l’azione più efferata senza disturbare minimamente il soggetto che l’agisce.
Tuttavia non si tratta né di un raptus né di un momento in cui si perde il controllo. Si tratta di un processo di non sviluppo più animalesco che umano. A tale processo di non sviluppo contribuisce senz’altro la pesante assenza di figure adulte che possano aiutare ogni bambino ed ogni ragazzo a costruire le vie nervose del controllo e i circuiti nervosi dell’empatia. Talvolta in questo male di assenza può palesarsi l’orrore.